Google Voice Search, cosa cambia per i SEO

Ok Google

A settembre 2013 in casa Google è stato svelato l’algoritmo di ricerca Hummingbird, in italiano colibrì, al momento dell’annuncio era già attivo da un mese.

Hummingbird non è un’integrazione all’algoritmo già esistente, come se ne sono viste tante negli ultimi anni, ma un vero e proprio nuovo algoritmo.

E’ stato pensato per rispondere alle cosiddette query conversazionali, quelle query lunghe, complesse e formulate dagli utenti proprio come se stessero parlando con una persona e non con un motore di ricerca: “fioraio aperto, vicino all’ospedale di rimini”

Query così lunghe e colloquiali sono in aumento e non è un caso che Hummingbird sia uscito quasi contemporaneamente con l’implementazione di Voice Search; la ricerca vocale tramite microfono, presente inizialmente solo su google.com e sugli smartphone di oltreoceano.

Dal 1 luglio 2014, la funzione “Ok Google” (tu parli e il tuo smartphone risponde) è attiva anche in Italia.

“Guarda mamma cerco senza mani!”

Voice Search non è solo la risposta di Google all’aumento degli smartphone, ma è anche il rivolgersi ad una nuova “fetta di mercato”.

La ricerca vocale infatti consente agli utenti di fare query (il business core di Google) anche quando hanno le mani impegnate (perché guidano, cucinano…), cosa che fino a 1 anno fa era impossibile.

Questo significa anche più impression per gli inserzionisti AdWords.

Aumentano le query conversazionali

Dal 1998 gli utenti di Google hanno imparato a preferire alle keywords generiche (“fioraio rimini”) le keywords più specifiche composte da più di 2 termini (“fioraio rimini vicino ospedale”), abituati via via a ricevere risultati più precisi.
Attraverso la ricerca vocale questa tendenza si fa ancora più marcata. Gli utenti ora sono portati ad utilizzare un linguaggio più naturale, includendo nella query anche le cosiddette stop words.

E’ lo stesso Matt Cutts a confermarlo:

[…] via voce, le persone sono più propense a usare il linguaggio naturale. Attraverso la voce ci sono meno probabilità che si utilizzino operatori di ricerca o parole chiave, questa è una tendenza che abbiamo già appurato.

Del resto anche Apple incoraggia i propri utenti a “parlare a Siri come se fosse una persona”.

Cosa cambia

Nell’algoritmo classico più parole inserisci nella query meno risultati ottieni, visto che all’aumentare delle parole ci sono via via meno possibilità di trovarle tutte in un solo documento presente nell’indice.

Al contrario le aspettative dell’utente che usa Voice Search saranno all’esatto opposto, quando formula una query l’utente si aspetta che più sarà dettagliato e specifico nel parlare, più risultati pertinenti otterrà.

Questo è quanto viene confermato anche dalla parole di Matt Cutts:

[…] dovremo cambiare un po’ il nostro punto di vista, perché normalmente se tu aggiungi parole ad una query, stai inconsciamente aggiungendo un ‘and’ tra ogi parola, e così facendo, aggiungendo parola su parola, otterrai via via meno risultati, perché ci sono meno documenti che contengono tutte quelle parole. Quello che si aspettano gli utenti invece è che più parleranno più risultati otterranno, perché ci hanno fornito più dettagli; sicuramente dovremo cambiare il punto di vista per cercare di estrarre il SENSO della ricerca, “basterà” riassumere quello che stanno cercando, e trovare i risultati che combaciano all’idea che c’è dietro alla query.

Hummingbird dovrà interpretare le “ricerche colloquiali”, capirne il senso e associarle alle keywords rilevanti presenti nei documenti già indicizzati.

L’algoritmo farà questo gestendo in modo diverso le query più lunghe, cercando di contestualizzarle e di capirne il significato nella sua interezza, piuttosto che focalizzarsi solo alcune parole chiave contenute nella query. Diciamo che dovrà leggere fra le righe, anche forte del fatto di conoscere il dispositivo (mobile o desktop) e la posizione di chi effettua la ricerca.

Cosa cambia per la SEO

Voice Search non è una nuova sfida solo per i motori di ricerca, ma rappresenta nuove opportunità anche per i SEO.

Ricerca vocale significa sintassi più naturale nelle query, dovremo aspettarci sempre più keyphrases al posto delle keywords, ovviamente non è una novità, ma la long tail acquisterà ancora più importanza all’interno della strategia SEO.

Si potrà pensare inoltre di utilizzare espressioni più colloquiali nei contenuti. Non sto dicendo di allungare forzatamente i testi, di snaturare lo stile o di scrivere in dialetto ma, tornado all’esempio di prima, si dovrà tenere presente che floricoltore, fiorista e fioreria saranno forse più corretti, ma la gente dice fioraio!

Creare una pagina FAQ

Un suggerimento valido per ampliare ulteriormente le keyphrases della long tail, senza forzare la mano, è quella di pensare a quali domande potrebbero avere i potenziali clienti e creare una pagina con tutte le domande più frequenti (frequently asked questions o FAQ).

Immaginando quali parole potrebbero utilizzare gli utenti per formulare una domanda, non sarà impossibile arrivare a scrivere delle FAQ coincidenti quasi al 100% con le query vocali.

Google e il computer di Star Trek

Scotty: Computer! Computer? Ciao, computer …
Dr. Nichols: Basta usare la tastiera.
Scotty: Tastiera? Che antiquato!

Star Trek IV: Rotta verso la Terra

L’obiettivo dichiarato di Google è quello di fornire risposte dirette alle query, possibilmente senza che questi debbano visitare questo o quel sito. Sono anni che a Mountain View si vedono come motore di risposta piuttosto che di ricerca.

Come disse l’anno scorso Amitabh Kumar “Amit” Singhal (senior vice president and software engineer):

Presto sarete in grado di dire ‘OK Google, ci sarà il sole questo week end a Santa Cruz?’ e ottenere una risposta a voce. Allora potrete continuare una conversazione con il vostro smartphone aggiungendo ‘quanto dista da qui Santa Cruz?’ […] Google vi darà a voce le risposte.

In questo scenario, in cui Google cercherà sempre di più di conservare la visita, sarà importante anche avere una strategia local e un profilo aggiornato su Google My Business.

Insomma a Google si aspettano un futuro alla Star Trek, purché nessuno nomini Hal 9000 🙂

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