Conosco alcune persone per cui ogni conversazione è un campo di battaglia e la loro aspirazione è quella di sovrastare l’altro. Non si rendono conto che senza entrare in ascolto, si tratta di una vittoria di Pirro.
Primo principio: non ingannare se stessi. Ma la persona più facile da ingannare siamo proprio noi stessi.
Richard P. Feynman
Ti è mai capitato di sentire discorsi tipo questi?
“Se accetteremo questo accadrà che…”
“Sarebbe da stupidi non fare così…”
“Dato questo allora è vero quest’altro…”
“Dove andremo a finire se…”
“Una volta si mangiava meno carne, quindi deve essere giusto così…”
“Un vero tifoso non direbbe/farebbe mai questo…”
Ok, era una domanda retorica, certo che ti è capitato! Sono tutti incipit di discorsi caratterizzati da logiche fallacie, molto frequenti nel dialogo.
Ho una cattiva notizia: le logiche fallacie sono talmente utilizzate da sembrare perfettamente sensate ed è molto difficile riconoscerle e disinnescarle. Anzi, probabilmente anche alla persona più empatica sarà capitato di farne uso.
Nel “Libro illustrato di argomentazioni errate”, Ali Almossawi descrive le 19 logiche fallacie più frequenti, il suo obiettivo è quello aiutare i lettori a prendere familiarità con alcuni di questi tranelli e magari, con il tempo, riuscire a isolarli nel discorso e dribblarli.
Il libro è molto pratico, ogni fallacia dispone di una sola pagina. Brevità, chiarezza e l’uso di esempi, sono i punti di forza del libro.
A impreziosirlo ci sono anche le illustrazioni di Alejandro Giraldo. Illustrazioni di tipo xilografico, una per ogni fallacia, che si ispirano in parte a “La fattoria degli animali” di George Orwell e in parte ad “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll.
In Italia è stato pubblicato dall’associazione Uaar (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), nella collana Nessun Dogma, con lo scopo di promuovere la consapevolezza e l’importanza del pensiero critico.
Consigliatissimo.
L’Autore
Ali Almossawi ha conseguito un master in Ingegneria dei sistemi al MIT (una delle più importanti università di ricerca del mondo, con sede a Cambridge) e un master in Ingegneria del software. Vive a San Francisco e lavora come data visualization engineer per Mozilla (al mio segnale voglio sentire il coro “Ali Almossawi uno di noi!”), i suoi lavori vengono spesso pubblicati su Wired.