La coda lunga della creatività non esiste, ma …
Una volta, quando facevo le medie, ho conosciuto una ragazza che pensava che le parole non fossero infinite. Si chiama G. e pensava che ognuno avesse un tot di parole a disposizione e, a bonus esaurito, sarebbe seguito il silenzio. C. non era molto loquace, come potrete ben immaginare.
15 anni dopo (o giù di lì…)
Ho parlato spesso della coda lunga, di come questo modello (anche) economico (che ha superato la globalizzazione) abbia messo in crisi (fra gli altri) i negozi di dischi a favore degli e-stores. Perché, banalizzando, se negli anni ’90 tutti ascoltavamo o i Blur o gli Oasis, oggi tutti “ascoltiamo band che ancora non esistono” [cit.], e le band che ancora nessuno conosce non possono stare nei negozi che hanno piccoli magazzini, ma stanno solo su Bandacamp o al limite su iTunes.
Questo è più o meno noto e più o meno condiviso.
La mia domanda è: e se la coda lunga (: pochi dischi vendono milioni di copie e milioni di dischi vendono pochissime copie) oltre ad aver diluito le vendite discografiche su milioni di unità, avesse diluito anche la qualità di quello che viene prodotto?
Se quest’anno uscisse un solo disco, sarebbe il migliore di sempre?
Per dirla un po’ come me la spiegava angosciata G., e se la creatività non fosse infinita?
Ovvero: e se la creatività che possono esprimere quest’anno 6.840.507.000 di terrestri, andasse matematicamente divisa per il numero di produzioni musicali che escono/sono uscite/usciranno quest’anno? Non è possibile farlo matematicamente, ma …
Siamo sicuri che il DIY (che infatti ha portato alla ribalta le label oltre che i singoli gruppi) e i “bassi” costi di produzione/distribuzione di un disco (che hanno aumentato la quantità), giovino all’ascoltatore?
E ancora, se uscisse un solo disco di Indie Rock (ok non è un genere, ma facciamo finta di sì) nel 2012, sarebbe il migliore di tutti i tempi? Probabilmente no, ma…
Quanti sono i produttori davvero bravi e quanti gruppi possono produrre davvero bene?
Se I Cani fossero il mio gruppo preferito, quante possibilità avrebbe Niccolò di replicare il successo del suo straordinario album d’esordio? Per esperienza dico poche, e allora, più che avere un gruppo preferito (la mia ossessione alle medie), non mi converrebbe avere un genere preferito, un movimento di gruppi che interagiscono, re-mixano e si influenzano fra loro? In parte è già così, ma se questo fosse riconosciuto come stato di fatto, che fine farebbe il fan-system, l’unico vero barlume di salvezza del music-system?
Il web è l’archivio della musica, ok, ma deve avere anche un cestino! In questo concordo totalmente con Simon Reynolds.
Esistono più blog musicali o gruppi musicali?
I blog che fanno talent scouting, sono al servizio della musica o la musica è al servizio dei blog?
Ve ne vengono in mente altre più stupide?
[G. adesso è sposata e ha 2 figli, parla con parsimonia, ma parla, sta bene. Ora.]